Mesi fa partecipai ad un concorso.
Si doveva raccontare una storia,
una storia d'amore.
Immediatamente pensai a lui,
a noi:
non vi era altra storia che potessi scrivere.
La nostra fu una storia d’amore a prima
vista, occhi negli occhi.
I suoi azzurri come certi cieli d’inverno
,i miei confusi e opachi...c’è da dire che io avevo probabilmente qualche ora e
lui era il nonno ,con i capelli bianchi e tutto il resto.
M’innamorai subito del suo sguardo vivo ,divertente
,profondo.
Per non parlare del sorriso ,a piena
faccia ,esagerato ,capace di trasformare un giorno grigio ,di dare leggerezza
alle faccende di questo mondo.
Le sue sonori risate hanno travolto la
mia infanzia in un abbraccio di cui ancora sento la forza.
Lui che amava con discrezione ,senza
smancerie :era un uomo antico e sapeva farlo solo così.
Insieme siamo stati ovunque ,mano nella
sua tasca :al mare ,nei boschi ,al circo, a guardar le stelle, ma più di tutto
ci siamo intesi in solitaria.
Ore e ore nel frutteto ,nei campi ,sulle
colline del nostro piccolo paese.
A raccogliere i primi fiori sulla
scarpata ,la ciliegia più rossa ,i fichi sotto la pergola ,le castagne bollite
che bruciano le dita :solo noi.
In questo tempo ,dilatato senza fretta ,ho
trascorso la mia età da bambina ascoltandolo raccontare.
Lui lo faceva con una maestria ed
un’arguzia senza pari ed io adoravo quei momenti.
Condiva le sue mille vite ,nato in
Argentina ,il lavoro a sei anni ,la guerra ,il dopo, gli amici e molto altro
con risate ,lacrime ,gesti, voci sussurrate e valanghe di parole con una tale
istintività che ancor oggi mi par di ricordare i dettagli ,le sfumature di
quella volta che…
Non so se tutto fosse accaduto realmente ,ma
non importava; per ore accoccolata nei suoi pressi, immaginavo battaglie, viaggi,
avventure, banchetti e notti da paura.
Sarà che ho ben ascoltato o forse ci
accomuna una manciata di geni, ma anche io credo di essere capace di
raccontare.
Ne ho la prova tra i banchi della mia
classe con uditori che al quarto minuto già volgono l’attenzione altrove.
Ebbene, se ben presa, con l’aria giusta
che circola in aula, riesco ad ammaliare la classe con sguardi ed occhi che
seguono ben oltre il tempo critico.
Negli anni le cose sono un po’ cambiate, ma
la nostra storia poteva solo crescere.
Naturalmente seguendo il corso della mia
vita.
Raccontargli subito il primo amore, la
casa comprata in centro, il matrimonio,
la mia bambina, che lui vide prima
di altri.
Nella notte in cui nacque era ricoverato
nello stesso ospedale per altro e ricevendo le sgridate di infermiere e
caposala s’avventurò al nido per vedere la piccola e poi piangerne seduto nel
suo letto.
Così fu per la seconda, con il nome di
“una volta” , come mi disse all’orecchio quel mattino.
Ovvio fu chiamare il mio primo figlio
maschio come lui andando contro il parere di molti, niente mi pareva, ed ancora
ne sono certa, più benaugurante per la sua piccola promessa di vita,
E per il mio ultimo rampollo, il nonno
era già anziano e traballante sulle gambe, dunque s’accomodò nel cortile di
casa, seduto, per essere pronto per il
nostro arrivo.
Paziente attese me e la carrozzina
declamando con voce ancora sicura che lui sapeva che sarebbe arrivato al 2000
(si era nel 2001) e che avrebbe visto così tanta famiglia attorno alla sua
vita.
Per mesi, dopo che se ne fu andato, mi
misi a cercarlo in giro, tra le piante, nel silenzio dei prati, tra i volti
degli sconosciuti che incontri per via.
Poi capii.
Il suo dono più grande.
Lui mi aveva amato con libertà, senza
pensare ai limiti o alle pienezze ,alla perfezione o alle mancanze, al silenzio
o al chiacchiericcio fino a sera, al possibile o all’improbabile, alla bellezza
o all’inconsistenza di certe ore, solo lui com’era, solo io come lo sono stata.
Perché questo amore non era basato su qui
e ora, mutevole e mai perfetto, ma su qualcosa di più grande che ci travalicava
e ci rendeva indispensabili ed assolutamente indipendenti l’uno all' altra.
Questo è quello che cerco di fare io con
chi mi è vicino.
Ci provo.
Perché io non sono lui.
Auguri Lorenzo,
quello che è lassù
in braccio alle nuvole,
quello che è laggiù
sui banchi a Dallas...
E un poco anche a me.
Bellissimo il tuo racconto che ricorda il nonno e fa gli auguri al figlio !!
RispondiEliminaSai raccontare molto bene,come faceva tuo nonno e sai emozionare e commuovere come è successo a me !! Auguri a tuo figlio ed a lui in cielo !
un abbraccio
Grazie! Sei un' amica!
RispondiEliminaStupendo Lorenza!!!
RispondiEliminaQuanto amore si legge in queste righe. Amore e rispetto. Ricordo prezioso questo
Augui ai due Lorenzo!
Bacio!
Grazie mia cara! Grazie!
RispondiEliminaLorenza e Lorenzi, lontani sconosciuti e lo stesso così familiari. Cavolo Lorenza, che bel racconto. Avrai vinto il concorso, credo :)
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